Voltaire e la religione

La battaglia di Voltaire per la tolleranza

Voltaire è diventato famoso per la sua lotta contro il fanatismo religioso e la persecuzione degli innocenti condannati. Come ha scritto Vladimir Korolenko, «Voltaire [...] ha svolto un lavoro encomiabile, facendosi difensore di persone ingiustamente condannate. Senza parlare dei tanti funesti pregiudizi annientati, questa ostinata difesa di cause apparentemente senza speranze rappresenta una vera e propria impresa. Ha compreso che un uomo deve essere innanzi tutto umano. Quello che è primordiale, è la giustizia.» Asserzione ancor più rimarcabile, considerato che Korolenko stesso prese le difese di innocenti condannati.

L’«eremita» di Ferney non era un sostenitore assoluto del principio della separazione tra Chiesa e Stato.

Voltaire. Trattato sulla tolleranza in occasione della morte di Jean Calas.
Voltaire. Trattato sulla tolleranza in occasione della morte di Jean Calas.

[Ginevra], 1763.

Riteneva che lo Stato dovesse avere una religione ufficiale, e che le altre dovessere essere soltanto tollerate. Lottò tuttavia contro la persecuzione dei miscredenti e dei credenti di altre religioni, a cominciare dai protestanti, combattendo in difesa delle vittime del fanatismo religioso. La biblioteca di Voltaire contiene numerosi documenti relativi a questi episodi, in particolare al celebre caso  Calas ed a quello del Cavaliere de La Barre e di d’Etallonde.

Il protestante Jean Calas (1698–1762) era stato pretestuosamente accusato dell’assassinio del figlio Marc-Antoine che avrebbe voluto convertirsi al cattolicesimo, ma in realtà si era trattato di un suicidio. Calas fu condannato a morte e giustiziato il 10 marzo 1762. Nell’aprile del 1762, Voltaire intraprende la sua azione per ottenere la revisione del processo. Nel 1765, grazie al suo impegno, Jean Calas venne proclamato innocente alla memoria e la sua famiglia liberata dalla persecuzione. Nell’ambito di questo caso, Voltaire redasse il Trattato sulla tolleranza in occasione della morte di Jean Calas, un cui esemplare è conservato presso la Biblioteca di Voltaire (BV 5-197). Tra i manoscritti di Voltaire si trova una lettera al suo notaio Laleu, il cui testo parla anche di lui stesso (BV 5–240, t. XIII, f. 225):

Voltaire. Manoscritti. T. XIII.
Voltaire. Manoscritti. T. XIII.

Lettera di Voltaire al notaio de Laleu.

Voltaire. Manoscritti. T. XIII.
Voltaire. Manoscritti. T. XIII.

La ricevuta della vedova Calas.

«Vi prego signore di avere la bontà di consegnare sei luigi d’oro da parte mia alla signora Calas al fine di poterla aiutare un po’ ad ottenere la giusta riparazione che si deve alla memoria di suo marito. Non credo voi siate in possesso di miei denari, ma mi farete un vero piacere nell’anticiparmi questa piccola somma. Oso sperare che si troveranno cuori generosi disposti ad aiutare questa famiglia degna di pietà.

Il vostro umilissimo ed obbediente servitore.

Voltaire» .

Sul retro del foglio compare la ricevuta della vedova Calas,

«Ho avuto dal Signor de Lale, segretario del Re, notaio, la somma di centoquarantaquattro libbre, vale a dire sei luigi, dei quali rilascio ricevuta a Parigi in data 10 marzo 1763.

La vedova Calas».

Voltaire. Manoscritti. T. VI.
Voltaire. Manoscritti. T. VI.

Storia delle mie sventure. Lettera a Voltaire di Madame de Brou.

Voltaire. Manoscritti. T. VI.
Voltaire. Manoscritti. T. VI.

Copia delle accuse rivolte a d’Etallonde.

Il sesto volume dei manoscritti contiene La storia delle mie sventure, una lettera a Voltaire di Mademoiselle de Brou, cugina del cavaliere de La Barre, ed anche una copia dell’atto di accusa contro d’Etallonde. Il cavaliere de la Barre ed il suo amico d’Etallonde furono accusati di aver profanato un crocifisso e commesso atti empi e blasfemi. Nel corso di una perquisizione, vennero trovati in casa di La Barre dei libri licenziosi ed anche il Dizionario filosofico di Voltaire. D’Etallonde fuggì, mentre la Barre ed un terzo accusato, Moisnel, furono fermati. La Barre, benché fosse stato dimostrato colpevole soltanto di blasfemia (e non di sacrilegio), fu sottoposto alla «questione straordinaria» (la tortura) e giustiziato (fu decapitato e successivamente il suo corpo fu gettato sul rogo). Voltaire tentò senza successo di ottenere la riabilitazione di La Barre, ma riuscì a strappare alla persecuzione Jacques d’Etallonde. A questo caso sono consacrati La Relazione sulla morte del cavalier de La Barre, scritta da Voltaire sotto il nome di avvocato Cassin, e Il grido del sangue innocente, scritto sotto il nome di d’Etallonde e di cui un esemplare stampato è conservato nel volume VI dei manoscritti della biblioteca di Voltaire.
Voltaire. Il grido del sangue innocente.
Voltaire. Il grido del sangue innocente.

1775. Frontespizio.

La biblioteca di Voltaire comprende al tempo stesso libri sacri, opere teologiche, opere sulla storia delle religioni, scritti ateisti e deisti, nonché una vasta raccolta di documenti che illustrano la battaglia di Voltaire in difesa delle vittime del fanatismo religioso e dell’arbitrio giudiziario. Rivelano il suo interesse per la questione religiosa: paradossalmente, Voltaire afferma sia la necessità di credere in Dio che il pericolo delle religioni rivelate, troppo spesso inclini alla superstizione, all’intolleranza ed alla barbarie. «Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo», ma il culto di Dio deve indurre gli uomini alla tolleranza e non al fanatismo.