Le opinioni religiose del pensatore di Ferney possono essere qualificate come deiste, ma si tratta tuttavia di un deismo della ragione, a differenza di quello di un altro celebre uomo dell’Illuminismo francese, Jean-Jacques Rousseau, cui Voltaire era ostile. Il punto di vista di Jean-Jacques è infatti caratterizzato da un deismo basato sul sentimento, e l’opera principale, nella quale il "cittadino di Ginevra" espone le sue opinioni religiose, è La professione di fede del vicario savoiardo. Per i dettagli sulla relazione tra i due filosofi, vedere la nostra mostra virtuale: «Voltaire e Rousseau: una contraddizione inconciliabile?»: vi sono in particolare riprodotte le note a margine di Voltaire su «La professione di fede del vicario savoiardo» ed una copia della «Lettera sulla Provvidenza» (scritta da Rousseau a Voltaire il 18 agosto 1756), realizzata dal segretario di Voltaire, Jean-Louis Wagnière.
A differenza di quello di Rousseau, il deismo di Voltaire non è religioso. Come scrive lo studioso del pensiero filosofico e religioso di Voltaire, Alexandre G. Wulfius, «il suo deismo resterà completamente irreligioso. Tra il suo Dio ed il mondo non esiste una relazione permanente, Una volta creato, il mondo si sviluppa lungo percorsi immutabili, determinati per tutta l’eternità, le preghiere indirizzate a Dio sono una pura perdita di tempo, i concetti di bene e male non si applicano alla Divinità, e se Voltaire pone la questione di conoscere perché Dio ha permesso il male fisico, la sofferenza degli esseri viventi, appura che non ha il potere di impedirlo, così come non può ostacolare il prodotto delle leggi eterne. La Divinità di Voltaire è non soltanto un essere determinante, ma anche determinato. Lo sviluppo logico di questo pensiero lo ha portato ad una concezione del divino che esclude inevitabilmente tutto ciò che fonda una comprensione religiosa di Dio, vale a dire la relazione costante dell’uomo con lui ed il sentimento della responsabilità morale davanti a lui. Sotto questa forma, la Divinità di Voltaire non è l’oggetto di una convinzione fondata sui sentimenti, ma sulle conoscenze filosofiche. Rispetto a tutte le religioni, il suo non è proprio un Dio, perché è soltanto un mezzo per spiegare l’ordine naturale dell’universo, mezzo sulla cui base nessun principio particolare può essere stabilito per edificare la vita umana». Tuttavia Voltaire non adotta questo approccio sistematicamente, mantenendo in effetti un «residuo di sentimento religioso».
Allo stesso tempo, Voltaire in quanto deista critica vivamente le religioni storiche, in primo luogo il cristianesimo.
La sua biblioteca conserva sia il prototipo incompiuto dell’edizione del suo pamphlet La storia della fondazione del cristianesimo (sotto il titolo di Ricerche storiche e religiose con alcune sue note) che non ha mai visto la luce, sia il manoscritto di quest’opera, redatto da Voltaire stesso e dal suo segretario Wagnière. Come ha scritto V. S. Lublinsky, i documenti che si trovano nel volume XIII dei suoi manoscritti ne stabiliscono incontestabilmente la paternità di Voltaire.
Voltaire si interessa sia alle opere deiste che ateiste, ed alcune di esse recano sulla pagina che riporta il titolo la menzione di «libro pericoloso». Come ha notato la specialista delle note marginali di Voltaire Larissa Albina,
«Quasi tutti i libri che recano la menzione di “pericoloso” presentano uno spiccato carattere anticlericale. La maggior parte di queste opere furono pubblicate anonime, altre sotto pseudonimo. L'indirizzo e l’anno di pubblicazione sono generalmente falsi, e Londra è la città più frequentemente indicata come luogo di edizione sulla pagina recante il titolo. In realtà, la metà di tuttte queste opere furono invece stampate ad Amsterdam dal celebre stampatore Marc Michel Rey».
Nella biblioteca di Voltaire la scritta «libro pericoloso» designa principalmente opere ateiste. Sono essenzialmente libri del Barone d’Holbach, Il Cristianesimo svelato (BV 2–70), La Teologia portatile (in collaborazione con Jacques-André Naigeon: BV 2–131), Sulla crudeltà religiosa (BV 2–69), L’Inferno distrutto (BV 2–72). Ma analoga annotazione si trova anche sulle opere dei deisti inglesi Collins e Toland (le Lettere filosofiche di Toland tradotte da d’Holbach: BV 5–124) ed anche su alcuni libri di Voltaire stesso: L’Esame importante di Milord Bolingbroke (BV 11–70) et La cena del Conte di Boulainvilliers (BV 2–74). Come già accennato, riporta la stessa menzione anche una delle tre edizioni del Trattato dei tre impostori che è conservata nella biblioteca.
«Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo»
I libri sacri nella biblioteca di Voltaire
«Libri pericolosi». Trattati atei e deisti